Sostegno a distanza: un investimento sul futuro del mondo

cesvitem-sostegno-a-distanza“Un investimento sul futuro del mondo” è lo slogan scelto dall’associazione Cesvitem, che lavora con il sostegno a distanza in Mozambico e in Perù. Sul sito dell’associazione diverse novità: la prima è la comunicazione del cambio di sede. In home page l’annuncio “Il Cesvitem ha cambiato casa!” e il nuovo indirizzo all’interno del Villaggio Solidale, sempre a Mirano, in provincia di Venezia, ma in via Miranese 13 (interno 15).
Poi ci sono le nuove storie che testimoniano l’avanzamento dei progetti. L’ultima è quella di Jessica, testimone del progetto Kukula per “Tutti dentro“, una delle nuove formule di adesione proposte dall’associazione per i progetti di sostegno a distanza.


Jessica-Cesvitem-sostegno-a-distanzaJessica, la vita ai tempi dell’Aids
Il mio nome è Jessica. Sono nata il primo maggio del 2001 a Xipamanine, uno dei bairros più poveri di Maputo, la capitale del Mozambico. Xipamanine è il quartiere in cui ho trascorso tutta la mia vita. Ancor oggi vivo qui con la mia famiglia. In tutto, in casa, siamo in sei. La capofamiglia è mia nonna Celmina. Poi c’è mia mamma Victoria e i miei fratelli più piccoli Belizia e Lucio. L’unico uomo è mio cugino Fernando. Il mio papà, invece, non c’è più: si chiamava Hilario ed è morto nel 2009 a causa dell’Aids.

L’Aids continua purtroppo ad essere molto presente nelle nostre vite. Io fortunatamente sono sana, perché quando sono nata i miei genitori non avevano ancora contratto la malattia. Purtroppo, però, sono sieropositivi sia mia mamma che i miei fratellini. E lo è anche mio cugino.

In queste condizioni, ovviamente, la nostra situazione economica non è buona. Nessuno degli adulti della mia famiglia ha un’occupazione stabile. Mia nonna è troppo anziana per lavorare, mentre mia mamma e mio cugino lavorano in modo precario: mia mamma come domestica, lavando e cucinando per altre persone, mentre Fernando fa saltuariamente l’aiuto muratore o l’aiuto carpentiere. È anche per questo che viviamo in una casa molto umile. I muri sono in mattoni e ci sono una sala e tre camere, ma manca praticamente tutto: mancano la luce, l’acqua, la fognatura. Il bagno è una latrina, un semplice buco scavato per terra. E per l’acqua ci dobbiamo rivolgere ai nostri vicini, che ce la vendono a taniche da 20 litri.

Quest’anno sono iscritta alla quinta classe della escola primaria Unidade 11, a circa 20 minuti a piedi da casa mia. Frequento il turno di mattina, dalle 6.30 alle 10.30. Me la cavo in quasi tutte le materie e i miei insegnanti sono contenti, anche se sono stata bocciata quando facevo la seconda perché non sapevo ancora leggere bene. Nella mia classe siamo in 38, 21 femmine e 17 maschi, e alcuni miei compagni hanno anche 17-18 anni. Le mie compagne preferite sono Ana, Dita, Teresa e Mariana: stiamo sempre assieme, soprattutto all’intervallo.

Quando verso le 11 torno a casa da scuola, per prima cosa mangio, poi do una mano alla nonna nelle faccende di casa e infine mi dedico ai compiti per il giorno dopo. Se mi resta un po’ di tempo, gioco con mia cugina Valoida e con le nostre amiche Mime, Erica e Flusia, sempre però nel cortile di casa: così, se la nonna ha bisogno di me, soprattutto per andare a prendere l’acqua dai vicini, sono da lei in un attimo.


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