Sostegno a distanza: lasciateci fare in pace i volontari di pace!

Sostegno a distanza: lasciateci fare in pace i volontari di pace!

L’ultima news pubblicata sul sito dell’associazione ABC onlus, interviene nel dibattitto sul sostegno a distanza.

Lasciateci fare in pace i volontari di pace!

C’è qualcuno che vorrebbe l’ennesima legge, stavolta per disciplinare il Sostegno a Distanza del quale ci occupiamo anche noi. Allora ci siamo divertiti a capire un poco meglio qual è la legislazione attuale su volontariato e terzo settore e abbiamo avuto conferma che la normativa è complessa e articolata. Infatti, si va dal Decreto ministeriale 25 maggio 1995 sui “Criteri per l’individuazione delle attività commerciali e produttive marginali svolge dalle organizzazioni di volontariato” alla legge-quadro sul volontariato n. 266 dell’11/8/1991, dalla legge 7/12/2000 n. 383 sulla “Disciplina delle associazioni di promozione sociale”, accompagnata da deleghe e leggi che si occupano sempre di impresa sociale, al decreto legislativo del 4/12/1997 n. 460 sul “Riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle Organizzazioni Non Lucrative di Utilità Sociale”, dal provvedimento dell’1/3/2007 sul “Trattamento di dati personali relativo all’utilizzo di strumenti elettronici da parte dei lavoratori” al decreto 18/7/2003 n. 266 sulla sussistenza dei requisii formali per l’uso della denominazione di ONLUS… e così via. Per non parlare del Codice Civile e, soprattutto, dell’autoregolamentazione dei codici etici, linee guida, comitati scientifici, ecc.

E dunque di tutto si sente bisogno meno che di una nuova legge o di qualche ulteriore regolamento. E allora non ci spieghiamo perché Ai.Bi. (Amici dei Bambini), una grande organizzazione che si occupa soprattutto di Adozioni internazionali legali e che si è poi rivolta anche al settore dei Sostegni a Distanza, anzi, come sta “promovendo” in questo periodo, “Il Sostegno senza distanza”, vorrebbe un’altra legge con la quale, secondo loro, si dovrebbe disciplinare il SaD passando dall’autoregolamentazione ad una “legge volta specificamente a disciplinare il SaD in Italia”, così dicono nei loro comunicati e, per farlo, suggeriscono delle idee.

Chiaramente, tutto quel che Ai.Bi. dice, a parte le cose che le piccole-medie associazioni fanno da sempre (pubblicare i bilanci sui loro siti, essere disponibili a mostrare tutta la documentazione necessaria – questo lo diciamo noi non loro -, contenere le spese di gestione al di sotto del 20%, noi di ABC siamo da sempre sotto il 5%, scusate l’autocitazione, ecc.) ha un costo facilmente sostenibile dalle grandi organizzazioni e insostenibile per le piccole-medie associazioni. E’ chiaro che allora viene il sospetto che non sia vero che si vogliano correggere le storture di un “mercato” gestito soprattutto dalle “multinazionali della solidarietà”, che fanno promozione del SaD “porta a porta” e sui mass-media con la pubblicità a pagamento, piuttosto colpire le piccole-medie associazioni, basate sul vero volontariato e che sono, sebbene senza alcun riconoscimento, la vera spina dorsale etica di un “Terzo Settore” sempre più compromesso con il potere, locale e nazionale, condizionato dalla ricerca di finanziamenti e trampolino di piccole ambizioni personali che molti riescono poi a soddisfare, magari andando a fare i parlamentari o gli europarlamentari.

Per capire meglio occorre partire però dall’antefatto, ovvero una ricerca Eurisko (società privata che si occupa di sondaggi tra i consumatori, sic!) sul SaD commissionata da Ai.Bi. e dalla quale sembrerebbe emergere il dato che il Sostegno a Distanza è in crisi, con un crollo del 65%. E’in crisi non per la difficile situazione economica, piuttosto perché la gente non ha più fiducia in esso e nelle associazioni che se ne occupano. E allora, senza spiegare bene il campione interrogato da Eurisko, ma partendo semplicemente da questi dati, Ai.Bi. conclude che per “raddrizzare” questa baracca serve una nuova legge che dovrebbe disciplinare il SaD rivitalizzandolo.

Sarebbe facile fare polemica e ancor più ironia, ma, forse perché cominciamo ad essere “anziani” del settore, non ci pensiamo nemmeno a battagliare con i “giganti” della solidarietà, non possiamo però esimerci dal contestare non soltanto i dati forniti dalla ricerca Eurisko (-65%), una pura forzatura dialettico-numerico-politica, ma anche le motivazioni addotte dagli intervistati, riportate nella ricerca Eurisko, che imputano l’abbandono del SaD alla responsabilità, o meglio sarebbe dire “irresponsabilità”, delle associazioni con le quali li hanno avviati. Noi possiamo riferire soltanto la nostra testimonianza diretta e responsabile, che riteniamo però possa essere condivisa da molte altre realtà simili alla nostra che fanno riferimento al coordinamento nazionale “la Gabbianella”: abbiamo avuto un calo, nel giro di 7 anni (perché l’inizio delle difficoltà economiche di tutti noi, anche se ignorate dalla maggior parte della gente e dagli addetti ai lavori, risale al 2006-2007) che ha fatto scendere i nostri SaD da 1.050 agli attuali 610. Non poco, ma non certo il 65% denunciato da Ai.Bi. e Eurisko. E poi, per quello che sappiamo dai soci che hanno lasciato quest’esperienza di solidarietà possiamo dire che, tra quelli che ce lo hanno comunicato (anche perché la maggior parte, e chissà se l’Eurisko lo ha valutato, non ha detto nulla e semplicemente non ha più versato le quote), il 99,9% ha spiegato, che è stato per difficoltà economiche: perdita del lavoro, la famiglia cresce, la situazione personale cambia, ecc. Insomma, è la vita! Un’altra considerazione non trascurabile è che noi, al contrario di altri, non facciamo pubblicità, non abbiamo amici potenti e influenti che promuovano il nostro lavoro, e se li abbiamo non li andiamo a cercare, usiamo semplicemente il passaparola e le rarissime citazioni sui mass-media che si ricordano del nostro lavoro.

Insomma, questa iniziativa di Ai.Bi. sembra essere, più che un richiamo serio e ponderato per portare all’attenzione dell’opinione pubblica un problema vero, un’operazione mediatica finalizzata a far parlare di se stessi e di quel che si sta facendo e anche di colpire, forse involontariamente, le piccole-medie associazioni. Infatti, denunciare una cosa significa, di fatto, deresponsabilizzarsi e addossare agli altri le colpe di una situazione testimoniata, secondo loro, dall’indagine Eurisko. Tutto ciò non è molto bello! Infatti, se, il punto di partenza di Ai.Bi. sembra positivo e condivisibile, quando richiama impegno e serietà, la volontà esplicita di lanciare quello che definiscono il “Sostegno senza distanza”, fondato cioè su un forte legame tra aiutato e aiutante, avvalora dei sospetti. Ai.Bi. è una grande associazione encomiabile e apprezzabile, anche se non amiamo e condividiamo l’impostazione che dà alla presentazione del SaD, presentazione che vorrebbe coinvolgere emotivamente e edonisticamente il socio sostenitore. Infatti, parla di “puoi andare a trovare il bambino” e de “l’altro tuo figlio”, il che non vuol dire certo aiuta disinteressatamente qualcuno che ha bisogno di te, piuttosto aiuta te stesso e gratificati in modo da essere buono, bravo e bello, più di quelli che ti stanno intorno!

Non amiamo queste cose e le lasciamo fare agli altri, ma anche se non apprezziamo non penseremmo mai di presentare una proposta di legge avvalendoci dei nostri mezzi finanziari, peraltro del tutto inadeguati a commissionare una ricerca all’Eurisko, e ad organizzare una presentazione nel contesto di un’aula parlamentare, sostenuti da simpatizzanti, onorevoli e no, e da, più o meno consapevoli, amici dei bambini.Riprendiamo quel che abbiamo detto e scritto più volte e scusateci per la ripetizione: “la solidarietà non è un bene di consumo qualsiasi, piuttosto un valore aggiunto e una predisposizione personale non legata all’entusiasmo del momento, all’onda emotiva di un avvenimento o alla contingenza economica del periodo”. Queste cose non ce le può insegnare Ai.Bi. nè le può imporre una legge. Cuore e testa o ce li hai o non ce li hai. Lasciateci fare in pace i volontari di pace!

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