Redazione 22 Giugno 2020 In primo piano

da mancikalalu: L’India nella morsa di una crisi sociale Gli ultimi aggiornamenti sulla situazione sociale e sanitaria indiana

India e Covid-19: una questione di possibilità

Al contrario di quanto sta succedendo in Europa, i casi di contagio da Corona Virus in India non diminuiscono ma crescono in modo drammaticamente esponenziale.

I casi positivi ad oggi sono 3.55.060 e morti accertati 11.922

L’incremento è costante e in continua crescita, ma nonostante ciò le politiche sociali del governo indiano a favore “degli ultimi” non sono cambiate, anzi non sono mai state attuate. La distinzione di classe, di casta e di religione soprattutto in questo periodo storico, stanno creando uno spaccato sempre più evidente nella società e agli occhi internazionali (per fortuna il mondo si è ricordato che esiste anche l’India!).

Le previsioni future

Chi prima viveva in situazioni di estremo disagio o ai margini, ora ha sempre meno speranze e se prima la percentuale di bambini che presentavano patologie da malnutrizione cronica era del 38%, ora anche il WFP (World Food Programme) ha segnalato che le persone che non hanno accesso regolare al cibo passeranno da 135 milioni a 265 milioni.

La situazione degli ospedali

La situazione è drammatica, gli ospedali sono già al collasso e non ci sono posti letto disponibili nelle terapie intensive. Delhi e Mumbai che sono le città più popolose dello stato non sono più in grado di accogliere pazienti, per i meno fortunati (e che spesso non possono pagare una “mazzetta”) significa non avere accesso alle cure.

Le “morti silenziose”

Forse la cosa che, da occhi esterni, incute ancora più angoscia sono le centinai di morti avvenute per poter raggiungere un riparo, i propri cari, i propri affetti. Con la chiusura “improvvisata” in quattro ore di Narendra Modi indetta il 25 marzo, molte persone hanno dovuto raggiungere i propri villaggi d’origine a piedi, in modo abusivo ammassati su camion o treni e per giorni senza cibo e acqua. Questi sono gli “ultimi”, che nelle grandi città sono migrati per trovare un lavoro che potesse mantenere anche le famiglie d’origine e che proprio in quelle metropoli vivono a stento e in ripari di fortuna. Rientrare al villaggio d’origine per loro avrebbe significato avere un tetto, seppur di paglia, sopra la testa.

Pensate ai lustra scarpe, ai ciclo rickshaw, ai venditori di sigarette, a tanti sarti, che per i quali il marciapiede su cui lavorano è anche la loro dimora.

Ci si sente impotenti di fronte a tutto ciò, vorremmo che le voci di chi è inascoltato venissero rese note e che i riflettori venissero puntati anche su chi non ha avuto e non avrà un tetto sotto il quale passare la quarantena e un pasto caldo garantito.

Nel frattempo lo Stato indiano ha rimandato la scelta della proroga del lock down e le parziali aperture dei servizi, ad ogni stato federale. L’India è uno stato complesso e molto eterogeneo, una politica unificata non sarebbe facile da perseguire, ma il governo nazionale continua a muoversi in modo goffo e non lungimirante e a fare quelle che può (che non è necessariamente il meglio!).

L’orfanotrofio “Children of the World” dimenticato dallo Stato.

In una recente chiacchierata con Saraswathi, la direttrice dell’Orfanotrofio, è emerso come si sentano dimenticati dalle autorità, come quei bambini figli dell’India non vengano ricordati dalle istituzioni. Come tante altre strutture nel territorio nazionale, sono abbandonati a loro stessi e alla grande difficoltà di raccogliere fondi in questa situazione di emergenza nazionale, senza ricevere nessun supporto e aiuto.

Portare avanti le normali attività e “far tornare i conti a fine mese” non è facile. Ad oggi la struttura è completamente chiusa ad esterni, perciò le terapie e le attività extra scolastiche per i bambini sono bloccate, così come le scuole che per il momento sono chiuse fino al 15 agosto.

Due bambine accolte presso l’Orfanotrofio hanno bisogno di cure specifiche:

  • T. ha 9 anni è affetta da paralisi cerebrale infantile e poco prima dell’inizio del lock down ha contratto la tubercolosi e perciò è in isolamento rispetto agli altri bambini. Sta seguendo delle cure specifiche che proseguiranno per almeno 6 mesi;
  • P. ha 9 anni ed è affetta da autismo, poco dopo l’inizio del lock down mentre giocava con gli altri bambini ha rotto un osso della gamba. Avrebbe bisogno di un’operazione ma al momento nessun ospedale l’ha accettata. Ha il gesso e dovrà portarlo per un altro mese e mezzo e poi ci auguriamo di poter passare all’operazione.

Gli altri 22 bambini presenti stanno bene, ricevono cure adeguate costanti e l’amore dello staff presente nella struttura.

COSA POSSIAMO FARE TUTTI ASSIEME PER QUESTI BAMBINI?

Con € 30 garantisci la copertura delle spese mediche mensili per i bambini;

Con € 50 puoi donare prodotti per l’igiene personale dei bambini per due settimane;

Donando € 100 aiuterai a sostenere le spese del latte e cibo necessario ai neonati per 2 settimane