Redazione 9 Marzo 2017 News ed eventi

Agenzia per la Cooperazione, un primo bilancio: alle Ong gli “scarti” dell’Onu

L’AICS (la struttura nata con la nuova legge per la Cooperazione internazionale) costa 447 milioni di euro, di cui solo 24 milioni per i progetti di sviluppo della società civile. Il resto va agli aiuti bilaterali e alle Agenzie dell’Onu. Costose fideiussioni per accedere ai fondi e tempi di pagamento lunghi penalizzano le Ong
di IDA CAPPIELLO

MILANO – Sfiorano il mezzo miliardo di euro gli stanziamenti 2016 dell’AICS, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che ha ereditato dal Ministero degli Esteri la gestione dell’aiuto pubblico ai Paesi poveri, per renderlo più trasparente ed efficiente. Alla società civile però sono andati solo 24 milioni per progetti di sviluppo (più 40 per gli interventi di emergenza). Il resto va agli aiuti bilaterali e alle Agenzie dell’Nazioni Unite. Va precisato inoltre che per il personale dell’Agenzia e per il suo complessivo funzionamento delle 20 sedi internazionali, si spende in tutto 21 milioni, circa il 2% delle risorse totali, cifra ben più bassa rispetto alla media europea, che è del 7%. Lo rivela la relazione annuale 2016, la prima significativa visto che l’Agenzia ha iniziato a operare nel 2015. Ecco i dati.

Insufficiente il coinvolgimento delle Ong. Finanziati un quarto dei progetti presentati e solo il 5% delle risorse per progetti di sviluppo. Le organizzazioni della società civile, che la legge sulla cooperazione ha inserito a pieno titolo tra i soggetti chiave, hanno ricevuto per progetti di sviluppo solo 24 milioni di finanziamenti, il 5% delle risorse a disposizione dell’Agenzia. 56 i progetti approvati, su 212 presentati. Il grosso degli investimenti dell’Agenzia va ai Governi dei Paesi beneficiari. “Non vogliamo certo cancellare la cooperazione diretta tra governi, ma un ruolo un po’ più incisivo della società civile migliorerebbe anche l’efficacia dei progetti governativi, perché aumenta la partecipazione delle comunità e le rende più attive” spiega Silvia Stilli, la portavoce di AOI, l’associazione che riunisce la maggior parte delle ong italiane.

Pagamenti anche con un anno di ritardo. Le polizze fideiussorie bancarie o assicurative richieste alle Ong per accedere ai fondi sono un costo insostenibile. “Il problema più grave che abbiamo oggi, in realtà, è riuscire ad averlo, questo cinque per cento” continua Silvia Stilli. “Per via di un vecchio regolamento, per ricevere i soldi l’organizzazione deve avere una polizza fideiussoria da parte di una banca o di un’assicurazione, un servizio che costa almeno 20mila euro l’anno per ogni progetto. Se aggiungiamo i ritardi nei pagamenti, anche di un anno, si capisce che molti progetti rischiano di rimanere bloccati”.

Anche l’8 per mille tra le fonti di finanziamento. Per il 2017 l’Agenzia per la Cooperazione prevede di aumentare il proprio budget fino a 550 milioni di euro, ma non ha fatto sapere se aumenterà i finanziamenti alle Ong. Anche l’otto per mille allo Stato tra le fonti di finanziamento dell’Agenzia. Tra i soldi in più che potrebbero arrivare nel 2017 c’è anche un quinto dell’otto per mille allo Stato, l’obolo dei contribuenti che non vogliono finanziare le varie Chiese. Dovrebbero essere circa dieci milioni. Andranno alle Ong? Nessuno lo sa; intanto, non sono ancora arrivati a destinazione i sei milioni dell’otto per mille 2014 che la Farnesina aveva destinato alle Ong, prima che nascesse l’Agenzia.

La mappatura delle imprese. Tra i risultati positivi dell’Agenzia, la pubblicazione del sito openaid.it che riporta una serie di dati interessanti e aggiornati sull’aiuto pubblico allo sviluppo, e la mappatura delle imprese private interessate a coinvolgersi nella cooperazione in 6 regioni italiane (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia).

da Repubblica.it