Redazione 26 Maggio 2016 Storie

Andrea, volontario di Mancikalalu racconta

andrea storia di un volontario

Brevi impressioni su Bhavitha

Arrivo “stordito” dal mio primo ingresso in India e sono accolto a Bhavitha con un rito di benvenuto e con danze che rompono subito ogni indugio e allargano il cuore.

Da lì imparo un po’ a conoscerli, a essere avvicinato, ad avvicinarli.

Colpisce il loro portamento, l’intensità dello sguardo, la dolcezza dei volti, la curiosità rispettosa, la maturità dei grandi e grandicelli, la vivacità dei più piccoli.

Colpisce la fluidità quasi circolare dell’andamento della casa: tanti anni fa giravo con un piccolo camper che si trasformava in assetto viaggio, assetto pranzo, assetto notte: qui c’è anche l’assetto studio, lavanderia, mensa… Sembra quasi che tutto avvenga spontaneamente, come per una specie di omeostasi: in realtà è un po’ così, ma si riconosce anche la guida nello sguardo severo/affettuoso di Daddy nel sorriso pieno di Mummy e nel sostegno dei “fratelli maggiori”, perchè veramente i più piccoli sono trattati come fratellini. Ed è per me inconsueto trovare così ben armonizzata una comunità formata da bambini e ragazzi tanto differenti per età.http://www.mancikalalu.org/wp-includes/js/tinymce/plugins/wordpress/img/trans.gif

Dopo un paio di giorni comincia una nuova esperienza con i ragazzi: sono un medico e provo a mettere le mie competenze a disposizione di Bhavitha per una valutazione generale dello stato di salute. Così visito uno a uno tutti i ragazzi, cominciando da peso, altezza, anamnesi, esame obiettivo generale più una sommaria valutazione degli organi di senso. C’è qualche difficoltà di comunicazione, soprattutto con i più piccoli, per cui uso con loro una figurina di un bimbo con il nome di tutte le parti del corpo in inglese e chiedo loro di far finta di essere quel bimbo e di indicarmi se hanno “pain” da qualche parte. In pochi giorni le visite sono completate e con l’aiuto di Tania e Sofia allestiamo un foglio excel che integra i dati raccolti con quelli disponibili nelle schede dei ragazzi: un piccolo data-base sanitario che spero possa tornare utile.

Questo approccio “tecnico” è stato per me motivo di stimolo professionale e di emozione e non ha creato alcun allontanamento dai ragazzi, che hanno continuato a coinvolgermi nei loro giochi (i più piccoli) o nei loro propositi (i più grandi).

La mia presenza a Bhavitha è stata limitata, sono il papà di Sofia e non volevo rubarle troppo il campo, ma è stata sufficiente a toccare alcune leve profonde del mio animo. Ho salutato i ragazzi al momento del “lettone” e tutti hanno avuto parole commoventi, ne nomino una sola per tutte: “remember my name” detto guardandomi dritto negli occhi con la sua espressione di sconfinata dolcezza da Vijay.

Grazie Bhavitha!

Andrea